Il laboratorio di teatro è un’attività molto piacevole e utile per i bambini di tutte le età, oltre che per i ragazzi e gli adulti. Daniela Pucciarelli, educatrice socio-pedagogica, esperta in arti ludico-espressive e Teatroterapeuta, nonché insegnante della nostra scuola, afferma: «di aver visto bambini e ragazzi a cui il teatro, con il suo linguaggio globale fatto di storie, narrazioni vocali, corporee, grafiche, emotive…di vita, ha aperto canali espressivi e comunicativi inimmaginabili. Lo sviluppo della capacità di ascoltare il proprio mondo emotivo, i propri sentimenti, sogni, desideri, un’educazione emotiva e affettiva, la conoscenza delle potenzialità espressive del proprio corpo e della propria voce, lo sviluppo dell’autostima, il rispetto della diversità come ricchezza.»
A quanti anni iniziare a fare teatro?
Il teatro per i bambini di una scuola dell’infanzia, naturalmente non ha le stesse “regole” di quello dei bambini più grandi o degli adulti. Alcuni dicono che l’età in cui i bambini possono godere maggiormente dei benefici di un corso di teatro è quella tra i 6 e i 9 anni, ma la dott.ssa Pucciarelli non è d’accordo. Lei infatti ha condotto, con soddisfazione, percorsi teatrali con bambini dai 18 mesi ai 15 anni. «Ovviamente con presupposti e modalità diverse. Si potrebbe pensare che il teatro sia una “cosa” da grandi, da attori, ma il teatro, a maggior ragione per i bambini della scuola dell’infanzia, è un’importante risorsa pedagogica per ogni tipo di apprendimento, emotivo e cognitivo.»
Per i bambini della scuola dell’infanzia si parla più propriamente di “gioco-teatro”, ossia un’attività ludico-didattica che inizia con storie fantastiche, favole inventate o della tradizione popolare. In ogni caso non è lasciato tutto all’improvvisazione, lo chiediamo all’insegnante Daniela Pucciarelli.
Come prepara, se prepara, la lezione di teatro?
«Gli incontri di un percorso teatrale sono sempre preparati, nel senso che mi pongo degli obiettivi, scelgo delle tematiche (la natura, gli elementi, le emozioni, il bullismo, la diversità … tanto per fare degli esempi) e “preparo” le storie da narrare, i personaggi, i giochi teatrali. Queste scelte iniziali sono però solo un filo conduttore, che poi si arricchisce di voci, esperienze e vissuti di ogni bambino e del gruppo (che non é la somma di singole parti ma un’entità a sé). Ci vuole quindi programmazione ma flessibilità e capacità di osservare e cogliere ciò che i bambini/ragazzi portano con le loro narrazioni (verbali e non verbali) e quindi con le loro esigenze. E’ necessario trasformare soprattutto in base alle esigenze dei singoli e del gruppo. Solitamente i primi incontri (circa tre) sono di conoscenza reciproca, di conoscenza del gioco del teatro con i suoi elementi fondamentali (corpo, voce, emozioni), della magia del teatro e dell’importanza delle storie narrate. I successivi incontri seguono il filo della tematica scelta.»
Piccoli attori crescono: perché fa bene fare teatro?
Un laboratorio teatrale ha un grande valore educativo anche nei più piccoli, infatti facilita la capacità di relazionarsi, essendo un’esperienza collettiva mette in rapporto con i compagni per “fare insieme”. Ma allo stesso tempo la relazione implica una conoscenza reciproca, in cui emergono naturalmente i tratti che ci contraddistinguono, infatti è anche la relazione con l’altro che ci aiuta a definire i confini del nostro “io”. Inoltre favorisce lo sviluppo di tutte quelle abilità fondamentali per i futuri apprendimenti scolastici e non:
- capacità di ascolto;
- capacità di attenzione e concentrazione;
- abilità linguistiche (come l’apprendimento di nuove parole, la modulazione della voce);
- capacità di osservazione e di azione (come l’espressione della gestualità);
- consapevolezza di sé;
- memoria e creatività individuale;
- autostima;
- capacità di gestire le emozioni;
- il rispetto delle regole (parlare uno per volta, muoversi in uno spazio scenico definito).
Anche l’esperienza della dott.ssa Pucciarelli conferma che «il teatro sviluppa competenze di ascolto, di contatto, di vita in gioco ma vera in un certo senso. Il teatro per bambini è teatro per crescere, per dar voce a sé stessi, non per diventare attori, cosa assolutamente bella nella futura libera scelta. Ricordo la voce di una bambina con mutismo selettivo che è riuscita a parlare durante il laboratorio dopo mesi di silenzio o un bambino autistico che correva nella stanza continuamente, fermandosi magicamente quando ho preso dalla borsa magica delle storie un libro che parlava di emozioni che ha cominciato a giocare con quelle emozioni o quando ho tirato fuori degli strumenti musicali con cui ha interagito con i compagni, come fossero “parole”.» Un’altra domanda che abbiamo fatto alla nostra esperta è:
Come mai ha deciso di fare teatro per i bambini?
«Sin da bambina giocavo a teatro, dietro le tende di casa, lunghissime e larghissime. Recitavo due soli personaggi, John e Mary, perché mi piaceva la voce dei doppiatori dei due attori. Giocavo tantissimo al gioco del teatro, amavo leggere e scrivere, soprattutto poesie. Dunque tra attitudini innate, tra il piacere provato nel gioco del teatro e nei libri e contemporaneamente agli studi in ambito pedagogico, psicologico e artistico ho sentito sempre più l’importanza del contatto, dell’ascolto, dell’espressione e della comunicazione del proprio mondo.
La scelta quindi di fare teatro con i bambini è legata in particolare alla bambina che sono stata e a ciò che ho vissuto da bambina; a mio figlio, ora uomo, che ho voluto accompagnare nella crescita permettendogli (o almeno provando) a dare ascolto a se stesso, giocandoci insieme, raccontando storie, danzando, travestendoci; alla responsabilità verso i bambini, i giovani e il loro futuro, perché vorrei immaginare un mondo fatto ancora di umanità.
Vedere una scuola in cui “il corpo”, le emozioni, la creatività sono scomparsi e in cui gli apprendimenti cognitivi e nozionistici dietro i banchi siano il mezzo principale per educare (nonostante gli studi di stupendi pedagogisti, psicologi, neuroscienziati ci dicano il contrario) mi spinge sempre più a credere che il mezzo espressivo del teatro possa contribuire a far crescere in un mondo buono, bello e vero.»
Piccoli spettatori crescono: perché portare i bambini a teatro?
Non solo fare, ma anche andare a teatro è un’esperienza che aiuta i bambini a:
- sviluppare un senso estetico e un gusto personale;
- confrontarsi con il “diverso” (vedere i “mondi” rappresentati a teatro che differiscono da quelli conosciuti e quotidiano, permette al bambino di accrescere la propria esperienza del mondo);
- migliora la relazione con i genitori, perché li accompagnano nell’esplorazione dell’insolito.
Secondo Paola Bassani, burattinaia e direttrice artistica del Teatro Laboratorio Mangiafuoco di Milano, si possono portare i bambini a teatro fin dai 12 mesi. Infatti il Teatro Laboratorio Mangiafuoco, prendendo spunto da compagne teatrali straniere, ha deciso già da 20 anni di lavorare anche con bambini di circa un anno, naturalmente durata e contenuti sono commisurati all’età. Anche a Roma ci sono diverse proposte per i piccoli spettatori.
Altre fonti:
https://www.nostrofiglio.it/famiglia/ricette/benefici-teatro-bambini#s-393405
https://teatropertutti.it/approfondimenti/benefici-recitazione-teatro-bambini/#h-a-quale-eta-cominciare a-recitare
https://news.gestionale.dev/bambini-e-teatro-benefico-per-bambini-asilo/